top of page

MARA FELLA

cosa sai che io non so
00:00 / 02:00

"Cosa sai che io non so?" è un progetto nato in collaborazione con Itaca Cooperativa Sociale in occasione del trentennale del Centro Diurno di Gaiarine (TV)

Nato nel 1999, da un'idea di Sandra Toso, allora prima cittadina, e con la fattiva collaborazione delle istituzioni pubbliche e sanitarie del territorio, il Centro Diurno di Gaiarine è da sempre una struttura all'avanguardia. Il Centro ha lo scopo di prevenire l'istituzionalizzazione della persona anziana. A tal fine, il Centro vuole garantire una qualità di vita il più possibile elevata, nel rispetto dell'individualità, della riservatezza e della dignità della persona, considerandone i peculiari bisogni fisici, psichici e sociali, attraverso un'assistenza qualificata continuativa in stretta collaborazione con la famiglia e con i servizi del territorio.

IL PROGETTO 
ogni anziano è una biblioteca vivente, portatore di una sapienza unica che, se non accolta, andrebbe perduta. Come la quercia ha radici profonde, così l'anziano possiede un' identità chiara ed autentica, a differenza di tanti vissuti tipici della nostra società liquida in continuo adattamento; egli va oltre lo scorrere delle cose.
Oggigiorno la nostra cultura, fondata sulla velocità, sull'efficienza e sull'utile, lo relega spesso, a causa di queste categorie pseudo-valoriali, alla marginalità, se non addirittura alla discriminazione. In alcune situazioni, l'anziano ha acquisito la funzione di ammortizzatore sociale, in quanto garante di un supporto economico per famiglie in difficoltà; per contro, l'anziano ammalato o indigente, non viene più considerato un punto di forza, ma un anello debole bisognoso di cure ed accudimento. Ordinarie storie di alcune famiglie che si trovano"costrette" a vivere con un anziano, una convivenza pacifica, tranquilla, ma delicata e a volte anche un po' pesante, probabilmente per le dimensioni sempre più limitate delle case, che obbligano a coabitazioni un po' troppo ravvicinate o per i ritmi di vita sempre più frenetici. La famiglia ha assunto un aspetto diverso: è frammentata e denuclearizzata: la società stessa è diversa, strutturata in funzione del produrre; bambini ed anziani sono diventati attori marginali, perchè non funzionali al profitto (...)
L'anziano oggi non ha più quel ruolo che ricopriva fino a qualche decennio fa: detentore del sapere, della storia familiare, punto di riferimento, che regolava le tensioni interne alla famiglia (...)
E' indispensabile pensare che, quando viene meno qualcosa come l'efficienza fisica o la stessa autosufficienza, non è venuto meno quell'io profondo, che caratterizza la personalità, ma sono venute a meno solo alcune forme espressive. E' necessario quindi riflettere su ciò, che rimane e che può essere potenziato maggiormente (...) 
Ascoltiamoli, prendiamoci cura di loro e rispettiamoli; ricordiamo che la vecchiaia è una cosa che riguarda tutti e che noi tardi o tosto saremo gli anziani di domani. 
Patrizia Coan - settembre 2019

LO SGUARDO
"Cosa sai che io non so?" nasce dall'esigenza condivisa e forse ambiziosa di voler dare forma e sostanza ad un sentire più che ad un pensiero: diventava quindi immediatamente importante presentare il centro di gaiarine attraverso uno sguardo che fosse in qualche modo capace di restituire l'emozione dell'incontro e far nascere al tempo stesso il desiderio genuino di sondare gli aspetti sconosciuti della vita quotidiana di chi del centro ne rappresenta l'essenza.
La serie di ritratti fotografici proposta non vuole pertanto solamente indagare, quanto piuttosto scatenare curiosità nei confronti della persona, della vita trascorsa e di quella presente.
personalmente confesso di aver amato le loro storie - racconti di antichi mestieri, di luoghi lontani e di forti legami - ma dire ora chi tra loro fosse stata ballerina in Francia, chi profumiere o chi serbi in cuore il ricordo di un lungo viaggio in Russia, toglierebbe il piacere di interrogarsi.
E' bastato bussare alla loro porta chiedendo permesso: mi hanno fatta entrare, accolta, emozionata e commossa.
Henri cartier Bresson diceva che "quello che un buon fotografo deve cercare di fare è mettere sulla stessa linea di mira la mente, l'occhio e il cuore". Ora so che quella linea prosegue oltre, attraversa altri cuori, altri occhi e menti e ritorna chiudendosi in un cerchio, che è scambio e vera ricchezza. 
Mara Fella - settembre 2019

bottom of page