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MARA FELLA
MARA FELLA
game and again
00:00 / 00:45Bihac, febbraio 2022
E questa volta? Ce l’avrà fatta?
E’ la domanda che più frequentemente ci si pone quando si entra nell’ottica del Game - quando si capisce come funziona, quali sono i rischi e quanti gli abusi subiti - ma soprattutto è la domanda che ci si pone quando quel racconto proviene da una persona che improvvisamente ha un nome proprio, una voce che si impara a riconoscere ed uno sguardo che nonostante tutto sa sorridere.
Emozioni di rabbia e vergogna si alternano: nessuno dovrebbe vivere così, sospeso tra il fango e l’incertezza; è difficile evitare che il volto si contragga, non sentire sulle spalle il peso di un’indefinita responsabilità e la necessità di dimostrarsi solidali prevarica ogni cosa. Ma è proprio in quel preciso momento che avviene qualcosa di straordinario: il regalo di un sorriso che invita a non restare sopraffatti ma piuttosto a continuare a battersi contro l’ingiustizia dei respingimenti.
Le foto presentate sono state scattate nel mese di febbraio 2022 nelle jungle e negli squat nelle campagne intorno a Bihac, nella Bosnia settentrionale a pochi km dal confine con la Croazia, teatro dei più duri e crudeli pushback effettuati dalla polizia e dall’autorità di frontiera.
Trieste, febbraio 2024
A pochi passi dalla stazione di Trieste Centrale ci sono i Silos, enormi edifici fatiscenti in completo stato d’abbandono e posti sotto vincolo dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici.
Entrarci è stato semplice, anche se ci è voluto molto tempo prima di decidermi a farlo, la scorsa settimana; la cosa difficile è stata invece conviverci nei giorni a seguire.È stato semplice perché N., che ha vissuto lì per diversi mesi, ci aspettava in stazione e ci ha accompagnato. Perché ci ha presentato A., M., ed altri ragazzi, ancora ventenni, provenienti dal Kashmir, che si adoperano attivamente affinché venga conosciuta la grave situazione che vivono nel loro Paese e che che ci hanno accolto con il sorriso e offerto il tè in mezzo a tutto quel disastro di diritti negati e tende, valori umani e fango e speranze che non si fiaccano al gelo e ai topi.
La cosa difficile è stata guardarsi attorno senza provare un profondo senso di vergogna e cercare di capire quale sia la propria parte da fare affinché sia esplicito una volta per tutte che questa circostanza è frutto di una chiara volontà politica, che mira a creare una situazione di emergenza artificiale allo scopo di ottenere consensi, alimentando nel frattempo la paura, l’odio e un costruito ed impellente bisogno di sistema sicurtario.
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